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Oggi discutiamo della possibilità concreta che la rivoluzione del regime forfettario imposta dalla Legge di Stabilità del 2015 si tramuti presto in un clamoroso dietrofront.
Ad indurre il Governo ad una precoce quanto imbarazzante retromarcia sarebbe stato un dato in particolare: nel solo dicembre 2014 si sono aperte 76.336 nuove partite IVA, registrando un boom del +203,4% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
La spiegazione a questi numeri è facilmente individuabile nella proroga riservata fin dal principio ai vecchi minimi, che prevedeva appunto che i soggetti rientranti nel vecchio regime in vigore fino a tutto il 2014 potessero continuare ad usufruire della precedente tassazione fino al compimento del trentacinquesimo anno di età o allo scadere del quinquennio agevolato.
Tassazione che, a sentire il parere di un qualsiasi dottore commercialista o consulente fiscale, è palesemente aumentata a danno del professionista, vistosi improvvisamente incrementare l’aliquota dal 5 al 15% a fronte di un dimezzamento netto dei ricavi massimi dichiarabili, da 30.000 a 15.000.
Si prevede dunque l’ipotesi di un’ulteriore proroga del vecchio regime a tutto il 2015 o addirittura una revoca per intero della nuova normativa.
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