Nel precedente “capitolo” abbiamo individuato le diverse modalità di apertura partita IVA: online e offline. Abbiamo sottolineato inoltre che questa procedura risulta obbligatoria per tutti quei soggetti che svolgono attività commerciali non occasionali e con guadagni superiori ai 5.000 euro annui.
Premesso che l’apertura partita IVA (online o offline) non prevede costi, analizziamo però quali spese di gestione e di contabilità generale essa comporta:
contributi INPS. Già all’apertura va indirizzata una quota all’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale, quantificabile in minimo 3.000 euro.
chi raggiunge nell’arco di un anno ricavi superiori ai 14.000 euro dovrà corrispondere all’INPS una differenza calcolata nella misura del 20% (aliquota variabile a seconda del tipo di attività).
altro importo dovuto è rappresentato dall’iscrizione obbligatoria all’Inail, che si aggira intorno ai 100 euro.
A tali costi più o meno fissi vanno aggiunti gli onorari (assolutamente discrezionali) dei dottori commercialisti per la loro consulenza fiscale ed eventualmente del notaio chiamato a redigere l’atto costitutivo di una società.
Ma oltre agli inevitabili costi, la partita IVA comporta anche importanti vantaggi, due in particolare:
la possibilità di detrarre, in fase di dichiarazione dei redditi, tutte le spese legate alla propria attività;
l’aliquota IVA ordinaria del 22% è un’imposta che grava sui consumatori, pagata al momento dell’acquisto dei beni o servizi offerti dal titolare di partita IVA, il quale poi si limiterà semplicemente a versarla allo Stato.
Per una consulenza fiscale più approfondita, vi consigliamo di rivolgervi allo Studio Associato Rivieccio Di Marco, esperto gruppo commercialista (Corso Arnaldo Lucci, Napoli) che vi guiderà, con utili suggerimenti e preziosi consigli, in ogni fase del vostro business.